La fotografia di food mi ha sempre affascinato e attratto, fin da quando, dopo il lavoro, passavo le ore in studio, a Milano a spostare pesantissime forme di Grana Padano, pulire piani, cambiare fondi e tutto il resto, solo per vedere un fotografo “vero” scattare foto con un banco ottico ad ogni genere di alimento e bevanda. Ancora oggi spesso guardo e osservo a bocca aperta le fotografie di Alessandro Guerani, Penny De Los Santos solo per citare i due che ultimamente mi attraggono di più. A volte rimando a guardare una fotografia per diversi minuti e non riesco a distogliere lo sguardo, a bocca aperta e senza sbattere gli occhi. Il fatto è che il cibo per me è una cosa importante. Io amo il cibo, lo adoro; io ho un rapporto di completa dedizione ed abbandono nei confronti del cibo. Io quando cucino, vado come in trans, annuso, tocco il cibo, lo osservo mentre viene trasformato dalla cottura, lo aspetto, mi ci dedico anima e core. Poi quando è pronto ricomincio, anzi non ho mai smesso, continuo ad annusarlo, sono come avvolto dall’atmosfera che si crea attorno al piatto. E poi lo devo mangiare, gustandolo, annusandolo e se possibile anche toccandolo. Io con il cibo ci faccio l’amore, non riesco proprio a concentrarmi su altro che non sia il gustarselo. Ogni tanto ci provo, ma i risultati sono mediocri, non al livello che vorrei. Non che non sappia come si fa, non che misconosca tecnica e tecnologia per farlo, il problema è che infondo io NON VOGLIO FARLO, nel mio inconscio penso che il cibo vada assaporato, gustato, bisogna godere del cibo, nel mio cervello e nel mio cuore non c’è spazio per fotografare il cibo, io il cibo lo devo mangiare. Fa sorridere lo so, ma questo è il motivo per il quale io non potrei mai fare il fotografo di food. Sarebbe come far fare fotografie glamour ad un maniaco sessuale, come chiedere ad un alcolizzato di fare il barista. Ci proverò sempre ma so che non potrò mai farlo.
28Dic
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