Ne avremo sentito parlare un milione di volte. Eppure non è facile. Oggi siamo bombardati da ogni parte, prevalentemente attraverso la rete, che ci vomita davvero addosso informazioni, nozioni e convinzioni. Nella fotografia questo conta molto. Se si è appassionati come me di fotografia si finisce sempre col leggere di fotografia, vedere fotografie, cercare fotografie. Ci costruiamo una specie di mondo parallelo, fatto prevalentemente dalla nostra passione. Fatto dalla fotografia. Fotografie nostre, fotografie di altri, articoli che riguardano nuovi apparecchi fotografici. La fotografia diventa fenomeno di massa dentro il quale noi fanatici della fotografia ci perdiamo e ci lasciamo piacevolmente trasportare. Ed è proprio lì il punto dolente. E’ talmente bello e idealizzato questo nostro mondo parallelo che ci lasciamo trascinare dentro e perdiamo ogni freno inibitore, come se fossimo in preda a una pera o a una ciucca galattica. Mentre sguazziamo in questo tiepido e confortevole brodo però ci facciamo influenzare, tendiamo a seguire la corrente. Perchè è più facile e facciamo meno fatica.
Ed ecco che piano piano tendiamo a fare una fotografia che assomiglia molto a quello che troviamo nel brodo. A volte il nostro linguaggio coincide, ma a volte, più spesso no. Nonostante questo ci lasciamo influenzare al punto di perdere la nostra voce, o di non trovarla mai. Nei casi peggiori è come se volessimo arrivare in un determinato punto, ma scegliamo una strada parallela, che è più agevole di quella che stiamo percorrendo ma che magari è davvero la nostra e che apparentemente ci porta nello stesso luogo. Ma poi quando ci arriviamo scopriamo che il punto esatto dove volevamo arrivare non è li, ma pochi metri più a sinistra. Peccato che in mezzo ci sia un muro alto un chilometro. Altre volte invece deviamo dalla nostra strada e poi ci accorgiamo di essere andati fuori dal sentiero, così cerchiamo di ritrovarlo, attraversando il bosco, in salita e poi lo ritroviamo, ma abbiamo perso un ora e siamo stanchi, sudati e abbiamo una sete della Madonna. Così proseguiamo salvo poi riallontanarci dalla strada alla prima tentazione, alla prima pianta su cui uno stronzo a inciso nella corteccia una freccia con scritto sotto “scorciatoia”. Così rischiamo di morire prima di arrivare da qualche parte o ci arriviamo quando è già calato il sole e non c’è più luce e abbiamo lasciato il flash a casa.
Si fa fatica a nuotare contro corrente, a lavorare di macete nella foresta per aprirsi un varco che sia il proprio varco, ma anche se non so bene dove sto andando me ne resto sulla strada che voglio e mi godo il cammino.
In realtá basta davvero poco per non finire travolti dalla corrente, nel caldo brodo che tutto rende più gradevole. Il trucco è non pensare alla fotografia. Chi se ne frega della fotografia! Meglio concentrarsi sull’eperienza, sulle sensazioni, sul pensiero, sulla poesia. La fotografia è un mezzo per raccontarla, condividerla. Un canale attraverso cui amplificare le mie esperienze, le mie sensazioni e condividerle. Raccontare storie, a prescindere da dove, come o quando o in che contesto. Il mio mezzo è la fotografia. Il mio mezzo.